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martedì 3 dicembre 2013

Goreme, Cappadocia e i Cammini delle Fate

Lascio Selcuk alle 15 con un Dolmus locale che nel giro di un'ora abbondante mi porta all'aeroporto internazionale di Izmir, dove avrei preso un volo effettuato sempre dalla compagnia Pegasus per Kayseri. Fatto il check-in mi dirigo al gate, orario di partenza prevista per le 17:40. Nel frattempo vedo qualche tifoso del galatasaray e scatto qualche selfie con loro, sempre per mandarlo ai miei cari amici juventini in quanto giocheranno contro in un match decisivo di Champion's League.
Finita l'attesa in un'ora e mezza arriviamo all'Erkilet International Airport di Kayseri dove ad attendermi ci sono un paio di sorprese. La prima e anche la più bella era che stava nevicando, adoro la neve, i paesaggi imbiancati, mi portano la mente sempre alle feste Natalizie.
La seconda, non buona, era che in teoria ci sarebbe dovuto essere una navetta per me prevista dall'Ostello dove avrei dormito nei giorni successivi, ma di questa neanche l'ombra e, sfortuna voleva, non avevo neanche internet con me per recuperare il loro numero e contattarli.
Iniziavo a perdere le speranze, a non sapere cosa fare, ma poi finalmente chiedendo di qua e di là, trovo un'altra navetta che andava proprio a Goreme con ancora un posto libero, un vero e proprio colpo di fortuna. Costo del Biglietto 20 TL.
La strada era totalmente innevata tant'è che il minivan ogni tanto sbandava tra il timore generale dei passeggeri, in modo particolare quando effettuava sorpassi, ma probabilmente l'autista era abituato, sta di fatto che il tragitto è stato divertente e allo stesso momento non vedevo l'ora di arrivare.
Dopo un'ora e mezza eccoci finalmente a Goreme, dovevo solo trovare il mio alloggio, l'Ishtar Cave Pension, il nome già rende l'idea, per l'occasione infatti avevo prenotato una camera matrimoniale con colazione inclusa, nel posto più caratteristico che ci potesse essere, scavata all'interno delle rocce stesse.
Lo trovo facilmente e una volta entrato per prima cosa mi lamento per il mancato pick-up e loro si scusano dicendomi di non essere venuti per il mal tempo, ma almeno avessero avuto la negligenza di avvisarmi telefonicamente. Faccio il check-in, prendo posto nella mia camera e vado a fare una doccia, nell'unico bagno presente, con un vetro rotto dal quale entrava aria gelida, è stato difficile fare una doccia decente.
Mi cambio ed esco tra le vie in cerca di un ristorantino dove poter vedere anche la partita di calcio Galatasaray-Juventus. L'atmosfera fuori è bellissima, è buio ma si riescono a vedere alcune formazioni rocciose totalmente ricoperte da neve, c'è neve dappertutto.
Trovo un ristorante e ordino qualcosa di classico, del pollo e verdure grigliate, accompagnate da una buona birra. La partita è stata emozionante, il Galatasaray ha avuto il meglio sulla Juve, i miei amici non saranno contenti delle foto che gli invierò.
Non è stato semplice dormire la prima notte in quella camera, faceva molto caldo e, avevo la sensazione come se mi mancasse aria, si sentiva un forte odore di roccia, in più dalle pareti di tanto in tanto cadevano piccole quantità di polvere e sabbia, Dovevo concentrarmi e non pensarci e cosi facendo pian piano ho preso sonno.

Il mattino dopo faccio colazione al piano superiore, con una bella vista panoramica, servita a buffet avente affettati, pane, marmellate, burro, olive, cetrioli, pomodori, caffè, cay e latte. Mi carico di energie per bene, portando con me anche qualche panino, metto pigiama sotto i jeans, sciarpa, cappello di lana e oltre alla giacca anche una k-way, fuori faceva abbastanza freddo.
Primo programma della giornata era quello di andare a visitare Kaymakli, una città sotterranea. C'è anche una seconda città sotterranea, Derinkuyu, che è qualche chilometro più distante, ma dopo essermi documentato sulle due ho deciso di visitare la prima, in quanto più suggestiva, più antica e con un numero maggiore di tunnel.
Scendo lungo la strada principale e mi dirigo presso l'otogar dove ci sono alcune agenzie di viaggio, chiedo informazioni su quale mezzo prendere per raggiungere la città. Mi danno le indicazioni volute e proseguo fino ad una fermata dalla quale passano i Dolmus diretti a Kaymakli. Aspetto un po' ed eccone arrivare uno, acquisto il biglietto per 2,50 TL.
In mezz'oretta siamo sul posto, acquisto il biglietto d'ingresso anche qui, 15 TL,  e inizia la discesa, ero molto emozionato.
All'ingresso una guida ha cercato in tutti i modi di offrirsi ma ero già informato e quindi ho rifiutato il suo supporto, ma il bello è stato che ad un certo punto me l'ho sono trovato tra i cunicoli quando non c'era nessuno nei paraggi e mi aveva fatto prendere un colpo!Maledetto.!
Kaymakli, scavata 4000 anni fa dagli Ittiti, è una città troglodite, ossia abitazioni rupestri, scavate nel tufo, che rappresentano il concetto primordiale di casa.
L'uomo all'interno della terra vi trovava rifugio sicuro, ingannava gli invasori, si proteggeva dalle intemperie del clima, conservava cibi e bevande e, vi rifugiava anche il bestiame, insomma si garantiva la sopravvivenza.
E' articolata su 8 piani quindi vi sono molti cunicoli e scale che costituiscono un vero e proprio labirinto, in alcuni punti talmente piccoli che bisogna chinarsi per attraversarli. Ci sono delle frecce che indicano un ipotetico percorso da seguire, ma io ho fatto da me, come capitava, ed è stato veramente divertente; in ogni caso le frecce riconducono all'uscita.
Questi cunicoli collegavano i diversi locali e alla loro estremità si trovavano dei massi cilindrici pesanti fino a 500 kg, simili a macine di mulino, che  si potevano chiudere solo dall'interno per impedire l'accesso. Un buco al centro del masso permetteva di vedere gli assalitori e anche di ucciderli con la lancia.
Vi sono depositi per il grano, celle, stanze d'abitazione, loculi per sepolture, cucine, stalle, una chiesa, la Vineria per la pigiatura dell'uva, vani per l'illuminazione.
Tutte queste costruzioni erano raggruppate intorno ad un camino d'aerazione che passa per tutti gli 8 piani. In 20 minuti avevo completato il giro intero dell'intera città e sono anche tornato indietro per scattare qualche altra foto ed in più, ho aiutato una coppia di giapponesi che erano un po' disorientati e non sapevano più come muoversi, in pratica la conoscevo già come le mie tasche.

Finita la visita torno dove mi aveva lasciato il dolmus aspettandone un'altro per rientrare a Goreme e andare a fare un giro per le valli che caratterizzano la Cappadocia.
La particolarità di questa regione è dovuta alla sua formazione geologica, tufo calcareo, che sottoposto agli agenti atmosferici nel corso dei secoli ha subito una profonda erosione portando alla formazione di valli, crepacci e forme insolite, tipicamente formate da un prisma assottigliato verso l'alto ed estremamente friabile, sormontato da un cono più compatto che protegge la roccia sottostante, risultato possibile grazie alla presenza di minerali diversi con resistenza e caratteristiche altrettanto differenti.
Tutte queste valli vennero chiamate di conseguenza Camini delle Fate in quanto, secondo la leggenda, i massi sulle sommità vennero posati da divinità celesti.
Dall'otogar mi sono mosso lungo la via principale, Muze Caddessi, che porta ad Ortahisar. Ad un certo punto taglio tra le campagne ricoperte di neve, cammino per un bel po' fino a quando trovo un cartello che mi indica il percorso per la prima valle, Zemi Valley. Il percorso lungo questa valle segue un'ampia strada con frequenti diramazioni laterali ed ha un'estensione di circa 6 km.
Nei pressi della Zemi valley inizia anche il sentiero che percorre la Gorkundere Vadisi, Valle di Miele, lunga 3,5 km. Lungo questa valle si possono osservare dal basso i magnifici camini di fata e le formazioni rocciose dove all'interno, spesso nella parte alta, l'uomo ne ricavava delle camere.
Continuo con il trekking e trovo qualche altra indicazione che mi porta ad una chiesa, El Nazar Kilise, Chiesa El Nazar, scavata all'interno della roccia, accessibile da due ingressi, uno laterale e il secondo da una scalinata, con ingresso a pagamento. Vicino si trova una sorta di Campanile anch'esso ricavato dalla roccia.
Rientro sulla strada principale e m'immergo da un'altra campagna, fino a quando su alcune rocce trovo delle indicazioni fatte con una bomboletta spray che portano alla Red e Rose Valley. Stava diventando una vera è propria avventura, una caccia al tesoro, tra sentieri contorti e neve, discese ripide da fare col sedere e qualche caduta o scivolone.
Il paesaggio intorno era sempre più interessante, surreale, tantissime chiese e costruzioni sempre più grandi e articolate, in qualcuna ancora persistono qualche scala d'ingresso e finestre in vetro. Decido di seguire per Rose Valley, Gulludere Vadisi, valle delle Rose, un'altra indicazione mi dava 1 km, ma sembrava che questo km fosse infinito, intanto io mi divertivo sempre di più.
Finalmente ce l'avevo fatta, ero dentro e dall'alto il panorama era spettacolare. Dopo essermi riposato e aver fatto qualche foto riprendo per raggiungere la Red ValleyKizilcukur Vadisi, che si trova dietro la valle delle rose e si estende per 5 km.
Da qui ho seguito per il villaggio Cavusin, passando per le vie e la piazza principale, che si trovano a ridosso di un'imponente parete rocciosa punteggiata da abitazioni troglodite. Erano le 16 e iniziava a far buio, ed a questo punto ho deciso di rientrare alla base e, camminando lungo la strada che collega Cavusin a Goreme, altri 2-3 km, la fortuna mi ha assistito, passaggio in macchina e in 2 minuti ero lì. Prima di andare in ostello però mi fermo in un ristorante e mangio una buonissima zuppa calda di ceci, avevo proprio bisogno di calore.
Più tardi, verso le 22 sono uscito nuovanmente per cenare, esattamente al Sedef Restaurant, dove ho ordinato una birra e straccetti di pollo alle verdure, molto buono e buon servizio.
Il giorno dopo, ho fatto amicizia con un ragazzo  tedesco che dormiva nel mio stesso ostello e, dopo aver fatto colazione insieme, abbiamo deciso di andare nella Love Valley,  che neanche lui aveva visitato. Orientandoci con una cartina abbiamo camminato qualche km a sud di Goreme, dopodiché abbiamo iniziato a salire lungo un sentiero che ad un certo punto finiva davanti una parete rocciosa molto inclinata, difficile da salire anche per via della neve che la rendeva scivolosa. La Love Valley si trovava lì dietro, quindi c'era un'unica soluzione, dovevamo in qualche modo farcela e arrampicarci. Con un po' di perseveranza e aiutandoci a vicenda ce l'avevamo fatta e davanti ai nostri occhi avevamo una visuale pazzesca su tutta la valle. A questo punto non ci rimaneva che scendere giù, quindi proseguiamo lungo la spina dorsale  della valle fino a quando ci troviamo davanti un pastore tedesco, paura, panico, paura, niente di queste.
Da li in poi sarebbe diventato nostro compagno di viaggio, non ci ha mollato per un secondo ed è stato molto d'aiuto quando camminando tra le campagne ci siamo trovati davanti altri cani.
Arrivati finalmente giù con qualche difficoltà per il terreno scosceso e scivoloso, iniziamo la risalita lungo il sentiero, osservando la discesa appena fatta dal basso, avevamo fatto qualcosa di sorprendente.
E' stato sicuramente il sentiero più bello da fare, per la bellezza delle formazioni rocciose che si innalzano per parecchi metri nel cielo, ricordando delle formazioni falliche (da qui infatti la denominazione Love Valley). E' stata un'impresa, a tratti ardua, non senza ostacoli,  ma che mi ha lasciato una grande emozione soprattutto una volta raggiunta la cima, con una splendida veduta su tutta la valle percorsa e, alle nostre spalle, sul Castello di Uchisar.
Dopo aver fatto le ultime foto ritorniamo sulla strada  per Goreme con il cane al nostro fianco, riusciamo a trovare un passaggio in auto e in 10 minuti siamo a destinazione.
Tempo di salutare gli amici dell'ostello e ritirare lo zaino, mi sono recato all'otogar da dove sarei partito per l'aeroporto di Kayseri, per prendere un volo diretto ad Istanbul e da li il giorno dopo sarei rientrato a Milano.

Il viaggio in Cappadocia è stato veramente emozionante, in quanto si è rivelato una vera e propria avventura, in un'ambiente surreale reso ancora più particolare dalla presenza del manto nevoso.
Un'esperienza che consiglierei di fare a tutti quanti, di farla da soli, senza seguire nessun tour e, semplicemente camminando a piedi, tranne qualche breve spostamento con i i dolmus locali. Mi sarebbe molto piaciuto salire su una mongolfiera per vedere tutta l'area all'alba, ma il tempo non cosi favorevole e un costo eccessivo per le mie tasche (100 €) mi hanno fatto cambiare idea.
Da visitare Red, Rose e Love Valley assolutissimamente e anche Kaymakli, la città sotterranea.

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