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venerdì 2 maggio 2014

Auschwitz Birkenau

Il mattino seguente m'incontro in cucina con un ragazzo giapponese, Juro, facciamo colazione insieme e parliamo un po' sull'ipotesi di unirci alla visita guidata per Auschwitz, avevamo tempo fino alle 10:30, orario d'incontro davanti l'ostello. Io non adoro le visite guidate, il semplice fatto di dover stare alle dritte di altre persone mi annoia, preferisco il fai da 'me', mi diverto di più anche in solitudine.
Alla fine anche Juro era d'accordo, saremmo andati ad Auschwitz ma per conto nostro, avevo già previsto cosa fare.
Ci troviamo fuori dall'ostello verso le 10:45 e ci siamo diretti, a gran passo, verso la stazione dei treni. Trovo subito una macchinetta automatica e cerco qualche treno che vada ad Auschwitz, inizialmente non trovavo la stazione d'arrivo, fermo un passante e mi da una mano; che imbecille! in polacco si scrive Oswiecim, ecco perché. C'era un treno Regionale, partiva in 3 minuti, guardo Juro, gli dico compro, lui non risponde, comprato, 18 Zloty andata e ritorno! La macchina stampa i biglietti e li prendo, urlo a Juro e corriamo verso il binario 2, il treno stava quasi per partire ma siamo riusciti a salire in tempo, Juro non ci credeva, per poco non gli ho fatto prendere un'infarto. Ci siamo messi a ridere, mi dava del pazzo, io gli dicevo ' questa è avventura, no visite guidate, se andavi con loro non ti saresti divertito cosi' , ma lui continuava a darmi del matto tra le risate generali. Sul sito internet dei treni polacchi www.biletyregionalne.pl/login è possibile verificare gli orari di partenza dei treni, non come abbiamo fatto noi, cosi magari si corre meno il rischio di perdere un treno o arrivarci con la lingua per terra.
Un'ora e mezza circa di viaggio, le ho passate quasi completamente a guardare fuori dal finestrino, ad ascoltare il rumore, la mia mente vagava, vagava nell'osservare quei binari e pensare che un tempo tantissime persone innocenti ascoltavano lo stesso rumore, inconsapevoli della fine che avrebbero fatto, se solo quei binari potessero parlare.

Arrivati ad Auschwitz all'uscita della stazione c'erano diversi taxi, ma noi abbiamo deciso di proseguire a piedi, facendo prima un check su una cartina comunale.
Quindi ci siamo incamminati sul vialone Wyzwolenia, a destra della stazione, arrivando fino ad una rotonda e da qui girando a sinistra su Ulica Stanislawy Leszcznskiej e proseguendo dritto per dritto per circa 1 km, dove sulla nostra sinistra si trovava l'ingresso al Campo di Concentramento Birkenau I. L'entrata costa 40 Zloty con tanto di guida in diverse lingue, ma c'è anche la possibilità di entrare gratuitamente dalle 8 alle 10 e dalla 15 alle 16. Quindi temporeggiamo un po' dopodiché entriamo, all'ingresso vendono anche delle mini-guide per 5 Zloty.
La visita al Birkenau I inizia attraversando il cancello recante la famosa scritta, 'Arbeit Match Frei''Il lavoro Rende Liberi', il benvenuto ai diversi schiavi che venivano rapati, rasati, immatricolati e umiliati. In questo campo persero la vita più di 70000 persone, per lo più prigionieri di guerra russi ed intellettuali polacchi, uccise nei forni crematori e nelle camere a gas, morte a causa della fame, del lavoro massacrante, delle condizioni igienico e sanitarie. 
Fatti pochi passi si entra nella zona dei deportati, edifici di mattoni rossi riuniti in blocchi, in totale ce n'è sono, 28 separati da strade sterrate e circondate da un muro con filo spinato elettrico. 
Entriamo nel Blocco 4, dove domina una grande mappa che illustra tutte le città europee da cui provenivano i deportati giunti ad Auschwitz; immagini documentano come avveniva il trasporto dai luoghi di raccolta ai lager, su carri bestiame sovraffollati, chiusi dall'esterno, senza cibo, senza acqua e senza servizi igienici, anche per diversi giorni.
Al piano superiore si trovano esposti alcune vetrine, tra cui una con barattoli che contenevano il Gas utilizzato per l'eliminazione di massa, lo Zyclone B, e un'altra con una montagna di capelli tagliati soprattutto alle donne deportate, che venivano mandate alle industrie tessili tedesche per la produzione di filati, di cui sono esposti alcuni rotoli.
Usciamo ed entriamo nel Blocco 5, dove sono esposti in vetrine alcuni dei materiali sottratti ai deportati, bambini compresi, al momento del loro ingresso nel campo, tra cui lucidi da scarpe, spazzole, pennelli, contenitori per cibi, calzature, protesi ortopediche, valigie.
Nel Blocco 6 ci sono fotografie relative al momento dell'immatricolazione dei deportati, a cui veniva assegnato, oltre al numero di matricola,  un triangolo di colore diverso a seconda della classe di appartenenza, zingari, omosessuali, criminali, politici e due triangoli sovrapposti a forma di croce di David per gli Ebrei. In un'altra stanza si possono osservare gli abiti che venivano assegnati senza mai essere cambiati, a righe grigio-azzurre, casacca e pantaloni per gli uomini, camicione per le donne; ai piedi indossavano degli zoccoli in legno.
Arriviamo nel Blocco 7 dove viene ricostruita l'organizzazione degli spazi di un blocco e alcuni arredi presenti in esso. Vi era la zona dove dormivano i deportati con sacchi o paglia per terra o su letti a castello, il lavatoio, il locale delle latrine e una camera per il deportato capo del blocco. Il blocco rappresentava l'unico luogo di riparo e di riposo ma era anche il luogo delle punizioni, del sovraffollamento, della promiscuità e dell'incomunicabilità a causa della coesistenza di deportati provenienti da nazioni diverse.
Quindi andiamo a visitare i blocchi che sono sicuramente i più inquietanti, il Blocco 10 che non è visitabile, luogo in cui venivano condotti esperimenti di sterilizzazione, di fecondazione e di tipo farmaceutico su uomini e donne e, il Blocco 11, la prigione del campo, anche chiamato Blocco della Morte.
In questo edificio si trova anche l'ufficio della Gestapo dove venivano effettuati gli interrogatori e i processi ad alcune categorie di deportati;  nello scantinato invece ci sono diverse celle, celle ordinarie dove finivano i deportati per le indagini, celle buie per le punizioni e Stehzelle, dove finivano i deportati puniti o riacciuffati durante la fuga, a volte anche 4 persone in uno spazio di 90 x 90cm, con grandi limiti di respirazione. 
Fu che per la prima volta nel 1941 è stato utilizzato lo Zyclon B per l'eliminazione di 600 militari sovietici e 250 politici polacchi ammalati. 
Il cortile del Blocco 11 era circondato da un grande muro con un cancello, il muro in fondo al cortile era quello usato per le fucilazioni e, per impedire che i deportati potessero vedere quanto avveniva, le finestre del blocco 10  e del blocco 11 erano coperte.
Finita la vista a questi blocchi ci spostiamo verso il Blocco 21 che era il reparto chirurgico del cosiddetto ospedale dei deportati e finire la visita passando dalla Camera a gas con forno crematorio annesso, dove i deportati venivano uccisi con il gas e cremati subito dopo, veramente terrificante.
Terminata la visita usciamo fuori dove nel piazzale c'è una navetta che accompagna i turisti nel campo Birkenau II, che distano tra loro circa 3 km. E' un lager gigantesco, conteneva più di 300 baracche (ora se ne contano circa una sessantina) ed arrivò a contare circa 100000 deportati utilizzati per il lavoro forzato. Appena arrivati ci troviamo davanti all'ingresso, Judenrampe, in corrispondenza del quale ci sono ancora i binari dei treni che trasportavano i deportati all'interno del campo.  Oltrepassiamo l'ingresso e subito ci rendiamo conto di quanto effettivamente fosse immenso, non si riusciva a vederne la fine.
La strada centrale, con i binari che scorrono paralleli ad essa, suddivide il campo in due parti, a sinistra il cosiddetto Settore BI, zona delle donne costruita in blocchi in muratura, ed a destra il Settore BII, zona degli uomini e delle famiglie costruite con baracche in legno. I settori e i blocchi a loro volta erano suddivisi anche per mezzo di un complesso sistema di recinzione elettrificato. Percorriamo la strada centrale e dopo una centinaia di metri si trova una baracca di legno presso la quale i medici delle SS facevano la selezione dei deportati in base al loro apparente stato fisico. Poi ci spostiamo verso Settore BIa, passando prima dal Blocco 28, dove i medici ed infermieri nazisti uccidevano con iniezioni di fenolo neonati e madri; da qui andiamo ai blocchi 25 e 26, uniti da un muro a formare un'unico spazio.
Il Blocco 25 era chiamato anche la Camera della Morte perché qui sostavano le donne in attesa di andare alla camera a gas; il dormitorio era costituito da giacigli realizzati su tre piani di legno con spalliere in muratura e in ognuno di esso vi dormivano in media, secondo alcune testimonianze, anche 8 donne, la mia mente cercava di immaginare quante donne potesse contenere di conseguenza un singolo blocco, un numero esagerato.
Nel Blocco 26 ad un'estremità si trova il Lavatoio e vicino ad esso le Latrine per le deportate. A questo punto andiamo nel Settore BIb, dove si trova il Blocco Cucina davanti al quale c'è un carro
che veniva utilizzato per il trasporto del pane.
Entriamo in diversi Blocchi Latrina, dove colpiscono alcune scritte come ' 'Pulizia', 'Stai Tranquillo', 'Chi sporca l''acqua potabile verrà punito severamente'; alcuni erano formati da una lunga fila di buchi che servivano da gabinetto collettivo. Usciamo dal settore BIb e ci dirigiamo verso i resti dei Crematori, distrutti dai tedeschi per cancellare la prova degli orrori che avevano commesso.
Qui morirono circa 1 milione di persone, soprattutto ebrei e zingari.
Il solo di come sia stato vivere in questi luoghi, in queste condizioni, commuove, rattrista, impietrisce, ci si chiede il come, il perché di una simile malvagità di uomini verso altri uomini, bisognerebbe imparare dal passato eppure ancora oggi....
Auschwitz è stato eletto Patrimonio dell'Umanità dall'Unesco, come luogo di memoria.
Auschwitz è assolutamente una tappa da fare se si va in Polonia, vedere, vivere la quotidianità di uomini, donne, bambini, un pugno allo stomaco ma un'atto doveroso per non dimenticare, affinché la storia non si ripeta. L'ideale sarebbe visitarlo con una guida ma se riuscite a procurarvi del buon materiale, come ho fatto io, potete visitarlo gratuitamente e in piena autonomia.

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